La crisi dovuta al coronavirus ha generato per vari mass media, cartacei e digitali, grosse perdite di ricavi anche pubblicitari, le quali si sono riflettute spesso in tagli salariali e licenziamenti di personale
Spesso parliamo di quanto siano diverse le dinamiche tra la comunicazione online e offline. Ma esse, a volte, hanno delle linee in comune. I licenziamenti e le riduzioni dei salari nel settore dei media sono una realtà, dal momento che tale mercato è in crisi a causa della netta riduzione di entrate pubblicitarie.
Nelle ultime settimane, per fare l’esempio degli USA (che spesso ci danno statistiche molto più tempestive che in Europa), oltre 20.000 impiegati nel campo dei media e delle riviste hanno subìto un licenziamento o una riduzione del proprio salario, secondo quanto analizzato dal Financial Times.
Nessuna tipologia di azienda è rimasta esente da tale ecatombe, poiché si è affrontato un clima mai più vissuto dalla crisi finanziaria del 2008. I tagli, infatti, riguardano anche start-up online alla moda, giornali locali e riviste di lusso.
Condé Nast, la casa editrice proprietaria di riviste come Vogue, The New Yorker e GQ, ha di recente tagliato gli stipendi per migliaia di dipendenti, tra cui la dirigente di alta moda Anna Wintour, e ha affermato che oltre ai tagli salariali avrebbe imposto pensionamenti e valutato licenziamenti.
Anche gli editori digitali risultano tra i più colpiti. BuzzFeed e Vice hanno già effettuato tagli alle retribuzioni, mentre Vox ha creato una pagina di donazioni per chiedere aiuto ai propri lettori. The Outline, che l’editore online Bustle aveva acquisito lo scorso anno, è stato chiuso, mentre la società di media digitali Group Nine Media ha eliminato circa 50 posti di lavoro.
Poiché i trend americani anticipano sempre, seppur di poco, quelli europei, è pensabile che anche alle nostre latitudini la dinamica sia simile.
In base alla nostra valutazione personale e al lavoro sul campo, un primo calo del lavoro – dovuto al lockdown – c’è effettivamente stato, prima di una certa ripresa in seguito. E’ sicuramente precoce fare delle valutazioni definitive.
Per ora, i settori a noi più vicini hanno sentito solo parzialmente la crisi e, inoltre, dipende da caso a caso. Di sicuro, chi era sano prima ha retto meglio l’urto della pandemia; chi era già in difficoltà, ha di fronte a sé una situazione più difficile.
L’auspicio è quello che il periodo che ancora oggi stiamo vivendo possa essere presto lasciato alle spalle, con l’arricchimento di una nuova consapevolezza su molti aspetti delicati della nostra vita.